ICSA
2013 Conferenza annuale
Manipolazione,
Abuso e Maltrattamento nei Gruppi
Trieste,
Italia -
July 4-6, 2013
Diritti
umani, la legge ed i nuovi movimenti religiosi: trovare un equilibrio -
Quanto
il contesto sociale (giornali e pregiudizi popolari) può violare i diritti
umani individuali?
“L’impatto
dei media sui membri e sulle famiglie dell’associazione Arkeon”
Gentili
Signore e Signori,
Le
osservazioni che desidero oggi presentare si riferiscono alla vicenda
mediatico-giudiziaria subita in Italia dal movimento “Arkeon”. Mia intenzione è di ripercorrere alcune delle
vicende che hanno coinvolto le persone e le famiglie che avevano partecipato,
in varia misura, ai seminari di formazione di questo percorso, dopo che è
iniziata, nel Gennaio 2006, la diffusione di accuse secondo le quali Arkeon
sarebbe stata una “pericolosa psicosetta” a carattere distruttivo.
Nel fare
questo, intendo mettere in rilievo soprattutto il ruolo dei media e dei canali
informativi che, insieme all’azione di alcune associazioni antisette, a quello
della magistratura e delle istituzioni ha segnato dolorosamente questa vicenda,
che ritengo particolarmente emblematica.
Comincerò
portando alcuni esempi concreti.
Una giornalista e scrittrice italiana, Caterina
Boschetti, in un suo intervento a Londra nell’Aprile 2010, così parlava della
vicenda “arkeon”:
“…L’Italia ha da poco affrontato,
a livello mediatico, anche due grandi episodi che hanno portato l’opinione
pubblica a occuparsi di sette. Mi
riferisco all’arresto a Bari del leader del gruppo Arkeon, Vito Carlo Moccia,
che nel nostro paese aveva migliaia di adepti, si ipotizza ben 10 mila persone:
nel 2006 per la prima volta la televisione italiana ne diede notizia, a seguito
delle testimonianze di fuoriusciti, ma solo recentemente si è provveduto
all’arresto. I reati commessi sono tristemente noti: associazione a delinquere,
truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata,
maltrattamenti e abusi su minori. Il tutto per soldi, tanti soldi, potere e
manipolazione della mente per perseguire scopi criminali…”.
“L'evoluzione della situazione in
Italia: dalla pubblicazione de Il libro nero delle sette in Italia al
progetto Nepenthes, un film per sensibilizzare la popolazione mondiale al
settarismo” - Caterina Boschetti, giornalista
e scrittrice
Ora,
non solo il fondatore di arkeon non è mai stato arrestato, ma soprattutto,
nell’aprile 2010, il processo contro “arkeon” non era ancora iniziato e
comunque si sarebbe concluso solo nel Luglio 2012 con la sentenza assolutoria del Tribunale di Bari:
“…l’esito di questo giudizio ha
sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse,
costituita dall’essere Arkeon una “psicosetta”, ha portato ad escludere la
sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti
a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché
di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo
giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi
dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad
escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il
timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi
economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è
conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai
quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”.
“Motivazioni della Sentenza, pag.
896 e 897”
Che
cosa autorizza una persona - credo sensibile - una giornalista, a buttare nel
tritacarne mediatico e anche in quello degli addetti ai lavori informazioni
false e infondate su di un gruppo che possono danneggiare le vite di tante
famiglie inermi?
Chi e
che cosa autorizza una persona a strumentalizzare con dati fasulli una vicenda
delicatissima, che riguarda il vissuto quotidiano di migliaia di famiglie, per
fare pressioni per la reintroduzione, in Italia, di una legge sul plagio?
La
vicenda mediatico-giudiziaria relativa ad arkeon ha inizio nel Gennaio 2006
quando tre persone, che avevano partecipato a vario titolo alle attività di
arkeon, in tre puntate di una trasmissione televisiva su rete nazionale
denunciano l’operato dell’associazione arkeon, attribuendo al fondatore e ad
altri insegnanti crimini di ogni genere, tra i quali truffe, abusi sessuali,
violenze su minori, istigazioni al suicidio e così via.
A
questa trasmissione partecipa anche la presidente di una associazione antisette
che dichiara di aver studiato la “setta arkeon” e le sue criticità per dieci
anni e di aver raccolto molte drammatiche testimonianze.
Dopo
queste trasmissioni è cominciata una escalation di trasmissioni televisive,
articoli giornalistici e discussioni su internet che, a distanza di oltre sette
anni, e nonostante una sentenza di sostanziale assoluzione per arkeon, perdura
tuttora.
LISTA ARTICOLI prima inizio
processo arkeon
LISTA ARTICOLI dopo inizio
processo
Già
subito dopo le prime trasmissioni televisive riguardanti arkeon, cominciarono
ad arrivare, sia agli organizzatori dei seminari, sia alle strutture che nel
weekend li ospitavano in varie città italiane, lettere anonime di protesta e di
minaccia. Lettere che parlavano della “pericolosa e distruttiva setta arkeon” e
del “demonio Vito Moccia”, il fondatore del movimento.
Nei
mesi successivi cominciarono a verificarsi diversi “incidenti”, come ad esempio
ruote squarciate alle auto delle persone che stavano frequentando un corso.
Oppure minacce, sempre più pesanti (comprese disegni di teschi e scheletri)
recapitate direttamente nelle abitazioni di insegnanti o frequentatori dei
corsi di arkeon.
Per
non parlare di ciò che cominciava ad accadere in rete. Forum dedicati, dove tra
falsità coperte dall’anonimato, allusioni ed insulti veri e propri si arrivò
presto, in un delirante crescendo a paventare, per le famiglie di arkeon,
addirittura la “scomunica dalla Chiesa cattolica” o ancora l’eventualità di
intervento dei servizi sociali per “allontanare, allo scopo di tutelarli, i
figli minorenni delle famiglie di arkeon”.
Tutto
questo e molto altro contribuì a generare un enorme confusione nelle persone e
nelle famiglie.
Ma
certamente la cosa che più generò un crescente disagio fu l’appellativo di “setta”.
Come
ha bene rilevato la studiosa Raffaella Di Marzio in una sua intervista del
2013:
“Arkeon era nata come
un’associazione di Reiki, che intorno al 2004 si era trasformata perché il
fondatore aveva ritrovato le radici cattoliche della sua infanzia. Si era
riconvertito al cattolicesimo. L’organizzazione stava cambiando le sue
caratteristiche socioculturali e
antropologiche, e stava diventando qualcos’altro. Infatti il nome era diventato
quello che era quando sono stati indagati, “Arkeon”, prima si chiamava in un
altro modo. In questi momenti di cambiamento, quando avvengono questi fenomeni,
in queste organizzazioni nasce sempre un dissenso molto forte, e buona parte
dei frequentatori di quei seminari di Reiki non lo accettò. Cominciarono una serie di problemi, anche
perché il fondatore si riavvicinò alla Chiesa cattolica e trovò anche alcuni
sacerdoti che lo accolsero. Dal punto di vista di questi sacerdoti cattolici si
trattava di persone che passavano da un mondo lontano dalla Chiesa (quello del
Reiki, dell’Oriente, di certe credenze che sono incompatibili con la Chiesa
cattolica) a un lento rientro nell’alveo della cattolicità.
All’interno di questo profondo
cambiamento, Arkeon si stava trasformando in un cammino antropologico per
riacquisire le antiche radici della famiglia: i valori della figliolanza, della
paternità, della maternità. Non è mai stata una religione, ma un cammino
antropologico con connotazioni cattoliche…”
Persecuzione e campagne
anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio
Così,
nella vulnerabilità di questa laboriosa trasformazione, dover subire impotenti
l’appellativo infamante di “setta”
ha creato un enorme sconcerto e smarrimento nelle persone che frequentavano o
avevano frequentato i corsi nei weekend o quelli residenziali di quattro
giorni. Ma ancor più generava diffidenza e terrore nei famigliari, genitori,
coniugi o figli che fossero, che invece non avevano mai conosciuto direttamente
arkeon.
Il
termine “setta” non è certo
rassicurante per nessuno, e nel senso comune indica quantomeno una realtà
equivoca e criminale se non proprio una realtà connotata dalla perversione.
In
questa ottica, ad esempio, non potrà certo stupire più di tanto il
comportamento di una famiglia romana, la quale avendo assistito ad una
trasmissione molto seguita su un canale nazionale che trattava con un forte
impatto l’argomento arkeon, preoccupata per la sorte del figlio poco più che
ventenne che aveva partecipato, invitato dalla fidanzata, a due seminari di
arkeon, dopo aver contattato una associazione antisette, nell’estate del 2007
non ha trovato di meglio che minacciare il proprio figlio intimandogli di
lasciare fidanzata e arkeon per il suo bene. Il tutto con una pistola in pugno
spianata contro il proprio figlio.
Credo
sia importante chiarire che questo giovane serio e di buona volontà che ho
avuto il piacere di conoscere, non solo non si stava in alcun modo allontanando
dalla famiglia, ma al contrario, forse anche grazie al percorso di arkeon,
desiderava solo ricevere la benedizione
di suo padre allo scopo di formarsi una sua famiglia con la sua fidanzata. Come
poi in realtà ha fatto, dovendo però mettere prima una distanza di cinquecento
chilometri dai suoi genitori, anche per evitare altri spiacevoli equivoci o
tragedie.
Ma in
realtà, il culmine della vicenda arrivò solo nell’Ottobre 2007, quando il
fondatore e altri cinque insegnanti di arkeon ricevettero gli avvisi di
garanzia dalla Polizia di Bari.
Il giorno successivo tutti i giornali e Tv italiane
parlavano della “setta arkeon sgomitata”: truffe, abusi sessuali, violenze sui minori,
calunnie, adepti , psico-setta, erano le comuni parole che titolavano gli scoop
giornalistici relativi. Andò anche in onda in prima serata un servizio
televisivo dedicato al caso:
Da quel momento i seminari di arkeon, che fino ad allora, pur tra molte
difficoltà e ridimensionamenti erano continuati, cessarono definitivamente. Il
sito web venne oscurato dalla Polizia, così come il forum di discussione
dedicato e tutte le relative caselle di posta elettronica. Le famiglie di arkeon si trovarono
all’improvviso isolate, inermi ed esposte ad ogni ingiuria e falsità; mentre in
televisione circolavano le immagini della conferenza stampa della Polizia di
Bari che “aveva sgominato una pericolosa
psico-setta distruttiva: la più grande d’Europa…”.
Furono giorni di pura follia. Nessuno capiva cosa stava accadendo. Ma si
comprendeva che tutto poteva accadere.
Dopo la prime trasmissioni televisive del 2006, all’interno di arkeon
c’era stato un intenso dibattito sulle accuse ricevute. Un’ondata autocritica
si era mossa con vigore e furono allestiti diversi incontri aperti a tutti i
frequentatori di arkeon per approfondire e raccogliere testimonianze di
scorrettezze o soprusi eventualmente
subiti da allievi durante i seminari di arkeon. Nel corso degli anni, infatti,
erano già stati allontanati, dal Comitato Etico interno, alcuni insegnanti di
arkeon. Però per motivi molto più blandi
di quelli testimoniati in televisione e sostanzialmente legati a una non
corretta osservanza di procedure interne riguardanti la forma dell’insegnamento
del metodo arkeon.
Di più. Per evitare ogni rischio di “autoreferenzialità”, il direttivo di
arkeon si attivò fin dai primi mesi del 2006 per permettere uno studio
obiettivo del gruppo, delle sue modalità ed eventuali criticità da parte di
persone competenti che fossero completamente estranee al gruppo.
Così il fondatore, Vito Moccia, contattò il GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa), che però
declinò gentilmente l’invito.
Alla fine, questo studio neutrale del gruppo venne effettuato tra la fine
del 2006 e i primi mesi del 2007 a cura di un autorevole centro studi, il CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia).
Nonostante tutto ciò, dopo le accuse della Procura che sostanzialmente
ricalcavano quelle televisive, per le famiglie si aprì un baratro.
Immediatamente cominciarono telefonate anonime minacciose, direttamente a
persone vicine ad arkeon, ma anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli
asili frequentati da figli di insegnanti o di frequentatori di arkeon.
I genitori dei compagni di classe dei nostri figli, terrorizzati dai toni
apocalittici delle trasmissioni televisive e dai titoli dei giornali (setta,
abusi sessuali, violenze su minori, truffe, manipolazione mentale, istigazione
a suicidi, calunnie ecc.) cominciarono a
evitare ogni frequentazione arrivando in molti casi a togliere
definitivamente anche il saluto. In alcuni istituti scolastici, grazie alle
telefonate anonime, ma anche alla preoccupazione degli altri genitori, i
dirigenti invitarono caldamente i genitori a far cambiare scuola ai propri
figli.
Insomma, si scatenò il delirio e l’isteria.
In qualche caso, i bambini furono dileggiati e insultati pesantemente
direttamente dai propri compagni che, molto probabilmente, avevano udito i
discorsi tra i propri genitori sull’argomento arkeon.
Stessa cosa accadde sui luoghi di lavoro, dove, per segnalazioni anonime, e per esposizione mediatica, diverse
persone che avevano frequentato i seminari furono interrogate dai propri
dirigenti e alcuni furono licenziati.
Questa gogna mediatica non risparmiò neppure i luoghi di culto. Un
parroco invitò esplicitamente una famiglia cattolica di arkeon a non
presentarsi più alla messa domenicale in quel luogo, e di cambiare parrocchia
di riferimento per i sacramenti, perché questo, secondo quel sacerdote “metteva
l’intera comunità in grande imbarazzo”.
Io, proprio in quel periodo avevo cambiato casa insieme a mia moglie e i
bambini piccoli. Dopo una sofferta riflessione, ancora incredulo per quanto
stava accadendo, ed essendomi anche esposto in rete col mio nome su un blog
dedicato alla tematica che stavamo vivendo ( http://pietrobono.blogspot.it/ ), decisi di informare
preventivamente i referenti del mio nuovo villaggio. Così con enorme pena e
imbarazzo mi recai dal dirigente scolastico, dal Sindaco, dal responsabile
della Polizia locale e dal Parroco cercando di spiegare loro, nel modo meno
confuso possibile, quanto la mia famiglia ed io stavamo attraversando e la
eventualità di lettere anonime contro di noi. Feci questo con la morte nel
cuore, consapevole che se, per caso, la notizia fosse trapelata, quasi
certamente per me e per la mia non ci sarebbe stato alcun futuro in quel luogo.
Grazie a Dio trovai invece in tutte quelle persone una grande apertura e
comprensione.
Se possibile, la situazione per le famiglie peggiorò ulteriormente quando
il 26 marzo 2008 la studiosa Raffaella Di Marzio venne anche lei indagata per
gli stessi reati attribuiti ai dirigenti di arkeon e il suo sito venne oscurato
dalla Polizia di Bari.
Le confessioni del "mostro
nello specchio". Arkeon, le associazioni anti-sette e l'Ordine degli
Psicologi: un'esperienza personale.
Avevo contattato la Dott.ssa Di Marzio nel Novembre 2007, all’indomani
dell’intervento della Procura di Bari sulla vicenda arkeon.
Avevo letto alcune sue pubblicazioni scientifiche in materia e speravo di
trovare in lei una interlocutrice disponibile a spiegare a me ed alle
frastornate famiglie di arkeon cosa stava accadendo e anche ad ascoltare quanto
le famiglie avevano da dire in merito. La mia speranza non andò delusa. Nel
Febbraio 2008 in una prima riunione incontrò diverse decine di famiglie di
arkeon e successivamente, di questo incontro, pubblicò un articolo sul suo sito.
“Essere o non essere setta: QUESTO
è il problema - Quando l'informazione diventa dogma, i comitati diventano
tribunali, gli esperti diventano guru e le persone rimangono, comunque, vittime”.
Le famiglie, dal canto loro, avendo trovato un interlocutore autorevole e
insieme rispettoso si aprirono e cominciarono a confidare direttamente alla
Dott.ssa Di Marzio i loro timori per tutta la complessa vicenda.
Quando anche Raffaella Di Marzio venne indagata il mese successivo dalla
Polizia e il suo sito venne oscurato, crollò un mondo per tante persone.
A peggiorare il quadro contribuì una recrudescenza dei media che
infierirono ulteriormente e questo infiammò i detrattori di arkeon che
imperversarono sulla rete senza limiti, infiammando l’attesa dell’avvio del processo
giudiziario.
Il risultato di tutta questa pressione fu uno sfacelo all’interno di
molte famiglie di arkeon, dove le persone ormai terrorizzate da una vera e
propria caccia all’uomo, non avevano più alcun riferimento alcuno.
Insieme ad altri associati, per evitare ulteriori persecuzioni, con
infinito dolore decisi di avvallare la chiusura dell’associazione arkeon.
Diverse famiglie si sfasciarono, in altre il dolore per le falsità
sentite e per l’isolamento subito fu così forte per taluni che pensarono
seriamente al suicidio. Qualcuno degli indagati lo tentò effettivamente.
Qualche mese dopo, nell’Ottobre 2008, ormai disperato e insieme cosciente
dei rischi che correvo, tentai un dialogo con la FECRIS (Federazione Europea
dei Centri di Ricerca e Informazione sul Settarismo), la quale, attraverso
l’allora presidente Griess, mi rinviò alle delegazioni italiane. Queste,
nonostante le mie ripetute preghiere, non vollero assolutamente aprire nessuno
spazio di dialogo.
“Comunicazione per FECRIS 7
ottobre 2008”
Questo stato di impotenza si trascinò fino alla primavera del 2011.
Intanto gli articoli scandalistici prendevano di mira chiunque solo osasse
affacciarsi sulla scena della vicenda arkeon, magari per porre anche solo
qualche domanda. Tutto veniva tritato attraverso i media e i forum di
discussione in rete.
Nella primavera 2011, con l’approssimarsi dell’inizio del processo
arkeon, alcuni fatti scossero la scena.
L’8 marzo 2011 il Giudice di Bari archiviò, per “insussistenza della
notizia di reato” il procedimento contro la Di Marzio, e poco dopo il suo sito
fu nuovamente disponibile.
Intanto, però, poche settimane prima, si era tolto la vita un ex
insegnante di arkeon divenuto uno degli accusatori principali.
Alcuni giornali tentarono in qualche modo di attribuire al gruppo arkeon
la responsabilità dell’accaduto, ma come in seguito si poté capire dalle
testimonianze nel processo, ciò era molto più probabilmente legato a una
ricaduta nella dipendenza da sostanze e ad una conseguente e dolorosa
separazione coniugale.
Il clima del processo si era inoltre inasprito dopo che il Pubblico
Ministero del procedimento principale di Bari aveva deciso di allestire un
procedimento parallelo accusando di calunnia 47 affiliati ad arkeon, molti dei
quali presenti nella lista dei testimoni per la difesa del fondatore Vito
Moccia. Invalidando così di fatto la testimonianza di costoro, risultando
coimputati. Questa “danza procedurale” non solo è costata un sacco di soldi a
tante famiglie innocenti, ma ha creato una sgradevole sensazione.
Comunque sia, il procedimento per calunnia contro i 47 fu poi archiviato
successivamente, alla fine del processo principale, dal Giudice preposto. Non va’ però dimenticato come titolarono i
giornali all’esordio della vicenda nel Marzo 2010: “… 47 indagati. Sotto accusa gli adepti
dell'Arkeon - La setta psico-satanica prometteva attraverso i suoi corsi di
poter risolvere problemi psichici e malattie gravissime”. Ne va dimenticato che questa vicenda tenne in
sospeso per tre anni il destino di 47 persone la cui unica colpa era il
desiderio di portare la propria testimonianza in un processo delicatissimo.
La sentenza assolutoria su arkeon, per quanto riguarda la questione della
psico-setta e dei reati collegati, fu pronunciata dalla Corte il 16-7-2012.
Non è stata appellata dall’accusa, e quindi può essere ormai considerata
come definitiva. Il reato invece di abuso di professione psicologica e la
relativa associazione a delinquere, è stato invece appellato dalla difesa e
verrà trattato in un secondo processo.
La sentenza ha parlato chiaro: “l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della
principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una
“psicosetta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità
di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di
tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in
essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione
di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai
partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza
dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo
immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di
quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta
improcedibilità dei reati di truffa…”.
“Motivazioni della sentenza pag.
896 e 897”
Nonostante questo, l’avvocato degli accusatori affidava alla stampa un
singolare comunicato che così terminava: “…Nessuna assoluzione, quindi, per Moccia ed
i suoi associati (salvo che per la calunnia), ma conferma che tutti i gravi
fatti denunciati erano veri e comprovati!”
Avv. Marco Marzari
Altro fatto ancor più inquietante è che il 18-12-2012, cioè cinque mesi
dopo la sentenza assolutoria due
Senatori della Repubblica Italiana firmavano un documento “Atto di Sindacato
Ispettivo n° 4-08890” in cui tra le altre cose davano per scontato che nel
processo arkeon fosse stato accertato il reato di maltrattamento di minori. Cosa falsa e tanto più grave vista il livello
istituzionale in cui veniva sostenuta.
Ma anni di pregiudizi e di falsità seminati sui media non si cancellano
facilmente.
Personalmente sono grato alla dura esperienza e al lungo travaglio di
questi ultimi anni. Mi sono speso e anche logorato mentalmente ed ho ben chiaro
che avrei bisogno anche di un supporto farmacologico. Ho lavorato troppi anni
negli ospedali psichiatrici per non saperlo. La condizione che il mio
Psichiatra mi ha gentilmente posto è di tirarmi fuori da questa vicenda e di
metterla definitivamente da parte. Gli ho gentilmente risposto che non posso; ma soprattutto non voglio.
Sono tartassato di denunce, quasi tutte per diffamazione, da alcuni
centri antisette italiani, perché non ho taciuto le ingiustizie e le prepotenze
a cui ho assistito.
Accanto a me non c’è qualche leader psicopatico o persone appartenenti a
qualche gruppo astruso. Nella mia stessa situazione ci sono diversi studiosi e
professionisti, qui presenti e che hanno organizzato questo Convegno a Trieste.
E di questo sono onorato.
Desidero concludere questo mio intervento con una banale ma severa
osservazione.
Demonizzare qualcuno o qualcosa non è poi molto difficile.
Utilizzare a tale fine la parola “setta” è la modalità più semplice.
Quello che oggi, con tutto il rispetto, intendo chiarire bene a ciascuno
di noi qui presenti è che ogni volta che utilizziamo la parola “setta” o la
“sussurriamo” a qualche giornalista perché la scriva legata a un gruppo o a una
vicenda, noi ci stiamo prendendo la responsabilità esplicita di marchiare a
fuoco su un braccio, e di segnare per sempre, tutti, tutti gli individui di
quel gruppo. Tutti, buoni e cattivi, colpevoli e innocenti, adulti e bambini. E
questo marchio, che ci piaccia o no è per sempre.
Il vero motivo per cui oggi sono qui, è per ricordare a me e a voi,
gentili Signori e Signore, soltanto questo.
Vi ringrazio di cuore per la vostra attenzione.
Buon lavoro a tutti.
Pietro Bono