LA VERITA’ SU ARKEON - Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”

Nelle Motivazioni della Sentenza, alle pagine 896 e 897 si legge:
“l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psico-setta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”

Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio: ORGANIZZAZIONI SETTARIE E ANTISETTARIE: STRUTTURE E DINAMICHE SIMILARI IN CONTESTI ANTAGONISTI - 12° Congresso Internazionale della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR): "L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" - Testo registrazione

Le Confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, Le Associazioni Anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: Un'esperienza personale

The Confessions of "the monster in the mirror". Arkeon, the Anti-cult Associations and the Order of Psychologists: a personal experience

Movimenti Antisette e Neutralità dello Stato - Un caso di studio: la FECRIS

Nella sua conclusione Willy Fautrè mette in evidenza come associazioni membri della FECRIS, nelle nazioni prese in considerazione dalla ricerca, mettano in atto azioni discutibili

Sette, antisette, "setta degli antisette", aiuto e altre riflessioni - Simonetta Po

Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio - di Camillo Maffia


lunedì 15 marzo 2010

Vicenda arkeon. Parole come proiettili: “SETTA” 15-3-10

Voglio dire qualcosa a proposito degli articoli che ho segnalato in: “Arkeon: quattro anni di linciaggio mediatico 12-3-2010”.
http://pietrobono.blogspot.com/2010/03/arkeon-quattro-anni-di-linciaggio.html

La prima cosa che mi preme rilevare è l’uso costante, nei titoli e nel contenuto degli articoli, della parola “SETTA”.

Scriveva Raffaella Di Marzio nel suo articolo del febbraio 2008 Essere o non essere setta: QUESTO è il problema. Quando l'informazione diventa dogma, i comitati diventano tribunali, gli esperti diventano guru e le persone rimangono, comunque, vittime”:
“…Al di là delle finte e ridicole precisazioni di chi afferma che “setta” non è un termine dispregiativo, sappiamo tutti che, quando si taccia un gruppo di essere una “setta” si intende un sistema pericoloso, dove vengono perpetrati abusi sistematici sulle persone e dove i più deboli vengono indotti a pensare e a compiere azioni che, altrimenti, non avrebbero mai compiuto. La “setta” tende a fagocitare i suoi membri nel sistema separandoli dagli altri sistemi di appartenenza (famiglia, amici ecc.), la setta prosciuga i beni materiali e le risorse mentali delle persone che ne fanno parte, molte delle quali vi entrano con l’inganno, senza rendersi conto di cosa sia veramente il gruppo a cui aderiscono.
Potrei continuare ancora per molto sulla descrizione di cosa è una “setta”, ma rimando alla lettura di autori come S.Hassan e M. Singer e, per una visione critica della loro teoria, M. Introvigne, M. Aletti e altri. Per ulteriori approfondimenti, anche in questo portale si trovano una serie di articoli sull’argomento…”.
http://stepbystepwalkingtogether.blogspot.com/2009/10/arkeon-essere-o-non-essere-setta-questo.html

Anche nel suo ultimo libro del febbraio 2010 “Nuove religioni e sette. La psicologia di fronte alle nuove forme di culto”, Raffaella Di Marzio, rispetto all’uso della parola “setta”, scrive: “…la questione terminologica non è irrilevante poiché le parole hanno un loro peso e l’uso dei termini non è privo di conseguenze nella prassi… Associare la parola “setta” a un determinato gruppo significa, nella realtà, indicare un’entità intrinsecamente “cattiva”… Spesso chi immagina una “setta” vi associa con facilità l’aggettivo “satanica” che rende la scena ancor più raccapricciante…”
http://www.dimarzio.it/srs/modules/news/article.php?storyid=207


Molto maliziosamente, nella puntata di Costanzo del 23-1-2006, Lorita Tinelli, parlando della parola “setta” relativamente al caso arkeon, affermava:
TINELLI: sì, noi abbiamo fatto un lavoro di 10 anni su questo gruppo, che poi tra l’altro pare che esista una sentenza recente che definisce non un reato parlare di setta, quindi si può anche parlare di setta.
COSTAMAGNA: setta non è un termine assolutamente negativo, vuol dire scisso, quindi qualunque gruppo minore che si separa dalla Chiesa ufficiale, basta…separato insomma.
TINELLI: oppure dipende, deriva dal latino sequor, seguire, quindi non è una…….non ha assolutamente un significato negativo.

COSTANZO: è che non è giusto chiamare setta una cosa che non lo è, magari, ecco…….
http://ilcasoarkeon.files.wordpress.com/2009/10/tutte-le-mattine.pdf

Quindi, secondo la Dott.ssa Tinelli del CeSAP, che di queste cose dovrebbe intendersene, il termine setta “…non ha assolutamente un significato negativo.”
Così non si capisce perché, alcuni mesi dopo in una diretta televisiva, la stessa Dott.ssa Tinelli, mentendo spudoratamente, negò di aver mai pronunciato in televisione la parola setta, connessa in qualche modo ad arkeon.

(Tratto da: “Mi manda rai tre” del 13 ottobre 2006)
Vito Carlo Moccia
: La voce è …..che noi ci troviamo in grande difficoltà, perché ci sono migliaia di famiglie, con i bambini a scuola e si sentono dire: ecco quelli fanno parte della setta. Allora questo è ignobile.
Vianello: E’ una parola che mi pare che non abbiamo usato in questo studio tv...
Vito Carlo Moccia: Però l’ha usata la Dott.ssa Tinelli ...o nello spazio di Costanzo è stata usata la parola setta, allora …prima eravamo una setta, poi siamo diventati un Gruppo…
Tinelli: Questo……. questo non è vero
Vianello: Dott.ssa, presto che dobbiamo andare in pubblicità, dica…
Tinelli: …Io non ho mai ….non ho mai attribuito questo termine…”
http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Mimandaraitre%5E0%5E12789,00.html
http://pietrobono.blogspot.com/2009/05/arkeon-e-i-nuovi-bravi-questo-studio.html
http://groups.google.it/group/parliamo-del-cesap-bari/msg/f54efd85e66f10a0


La parola “setta”, e anche tante famiglie di arkeon l’hanno dovuto imparare sulla propria pelle, porta un contenuto particolare. Un contenuto, se possibile, ancora più forte di parole quali “assassino”, “pedofilo”, “stupro”, “associazione criminale” e così via.
E tutto ciò forse perché è proprio la parola che riassume in sé tutti questi terribili, questi drammatici significati e molti altri ancora a livello di immaginario collettivo.
Questa parola porta in sé qualcosa di primitivo, di incontrollabile, di maledetto e, paradossalmente, forse anche qualcosa di affascinante.
Ecco cosa scrive a proposito Carlo Lucarelli, nella sua prefazione al libro di Antonella Beccaria “Bambini di Satana”:
“…A me, in questo momento, interessa il fatto che tanta gente, a livello di convinzione personale, abbia creduto immediatamente e quasi istintivamente all’esistenza a Bologna di una setta satanica con comportamenti criminali efferatissimi che arrivavano fino all’omicidio rituale. Attenzione, non è l’ipotesi in sé che mi colpisce, certe cose da qualche parte accadono veramente e quindi possono anche essere prese in considerazione. È il fatto che tutta questa ipotesi fosse basata, come è stato riconosciuto, su niente. Assolutamente niente.
Eppure per tanto tempo siamo stati convinti, di più, affascinati da una storia del genere. Ecco, affascinati è la parola giusta. Io per primo. Nonostante abbia nutrito presto seri dubbi su quello che sembrava stesse emergendo, e mi sia capitato anche di scriverne in qualche occasione, restavo comunque morbosamente affascinato – e me ne vergogno – da una storia che sembrava emergere direttamente da quella metà oscura che alimenta le nostre peggiori fantasie.
Vedi che ci sono, sembravano dire i particolari che di volta in volta emergevano sui giornali, vedi che abbiamo ragione a pensare male, vedi che queste cose da film esistono davvero?
E invece no, non era vero. Non a Bologna, non per i Bambini di Satana e per non Marco Dimitri.
È anche su questo morboso e deviante fascino del male che questo libro fa riflettere. Su quell’ansiosa eccitazione che ci fa correre ai giornali tutte le volte che leggiamo quella parola, satanico, quasi fossimo assurdamente desiderosi di vedere avverati i nostri peggiori timori, invece di chiederci che cosa significhi esattamente quella parola, su cosa si basi concretamente il diritto di evocarla, e di pretendere correttezza e professionalità da chi la usa.
E poi, magari, estendere questa prudenza a tante altre parole altrettanto abusate dalla cronaca e dalla nostra fantasia”
.
http://www.dimarzio.it/srs/modules/news/article.php?storyid=177
http://www.dimarzio.it/srs/modules/mydownloads/cache/files/52693689772591671375867438687522-bambini_di_satana_interno.pdf

-continua-

Pietro Bono

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