LA VERITA’ SU ARKEON - Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”

Nelle Motivazioni della Sentenza, alle pagine 896 e 897 si legge:
“l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psico-setta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”

Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio: ORGANIZZAZIONI SETTARIE E ANTISETTARIE: STRUTTURE E DINAMICHE SIMILARI IN CONTESTI ANTAGONISTI - 12° Congresso Internazionale della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR): "L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" - Testo registrazione

Le Confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, Le Associazioni Anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: Un'esperienza personale

The Confessions of "the monster in the mirror". Arkeon, the Anti-cult Associations and the Order of Psychologists: a personal experience

Movimenti Antisette e Neutralità dello Stato - Un caso di studio: la FECRIS

Nella sua conclusione Willy Fautrè mette in evidenza come associazioni membri della FECRIS, nelle nazioni prese in considerazione dalla ricerca, mettano in atto azioni discutibili

Sette, antisette, "setta degli antisette", aiuto e altre riflessioni - Simonetta Po

Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio - di Camillo Maffia


domenica 4 aprile 2010

Arkeon, la dinamica maestro-allievo e la paura della libertà 4-4-2010

Seguo sempre con molto interesse il blog di Claudio Risè.
http://claudiorise.blogsome.com/

E nell’ambito dell’interessante discussione seguita al suo articolo del 22 marzo, “Cosa c’è dietro alle sette” , devo dire che mi ha molto toccato il coraggio con cui Risè, a mio avviso, squarcia un velo di ipocrisia sul fenomeno.
http://claudiorise.blogsome.com/2010/03/23/p580/

Mi permetto, per evitare equivoci e fraintendimenti di riportare integralmente l’ultimo commento di Risè:
“Buonasera Klee, in realtà a me interessa riflettere sulle “ persone in stato di schiavitù psicologica”, e sul fatto che la gran parte di esse si trova in questo stato perché desidera ( per molteplici ragioni) essere posseduta da qualcuno/qualcosa. La cosa va ben oltre le “sette”, passa anche per le appartenenze politiche (quando diventano, appunto, apertamente “settarie”, ispirate a stili di radicale contrapposizione al nemico, su cui viene proiettato collettivamente “il male”), per arrivare a scuole di pensiero che si ritengono, appunto, depositarie di verità, anche etiche. Non parliamo poi delle lobby promotrici di cacce alle streghe per ragioni di concorrenza sull’ampio mercato degli ipocondriaci e degli ossessivi. Da questo punto di vista i 10 milioni di italiani non mi sembrano affatto una cifra impossibile: i “cervelli all’ammasso” sono probabilmente molti di più. Riguardo a questo desiderio, corrente nell’essere umano, di “avere un padrone”, ritengo (come dico nell’articolo) che le Chiese e organizzazioni portatrici di saperi “tradizionali”, vagliati nei secoli e accompagnati da conoscenze e credenze estese e antropologicamente vagliate, siano molto meno rischiose di “rivelazioni” o Maestri di fresca data. E’ vero che il Cristianesimo nasce dopo la morte (e Resurrezione, per i credenti) di Cristo, e vedendo la religione ebraico-cristiana come un corpus unitario, quella morte può essere vista appunto come una prova (già annunciata nell’Antico Testamento), dell’autenticità del maestro. Quanto ai contenimenti e riduzioni dei vari maestri praticati all’interno delle diverse Tradizioni (non solo la Chiesa cattolica), sono stati spesso accolti dagli stessi interessati appunto come “doni” iniziatici, e raramente si trattava di masochisti.
Non credo che cercare di ragionare su questo tema, senza poterlo risolvere, sia perché non si ha il potere ( giusto onere di chi lo desidera e lo ama), sia perché l’uomo vuole comunque padroni, e quindi si caccia sempre in questo guaio, anneghi ancora di più le vittime, verso le quali la mia solidarietà umana è altrettanto evidente della mia effettiva impotenza ad aiutarle. Il nominare la ragione ha comunque un effetto più salutare che il calpestarla. Claudio Risé
Comment by Redazione — March 29, 2010 @ 7:13 pm “
http://claudiorise.blogsome.com/2010/03/23/p580/

In questi anni di vivace confronto su arkeon, non ho mai avuto il coraggio di toccare questi aspetti.
Credo che ora si possa cominciare a parlare anche di questo, cioè di quello che Risè definisce “…questo desiderio, corrente nell’essere umano, di “avere un padrone”…”.
Per comprendere anche la vicenda arkeon, ritengo sia indispensabile affrontare tale vitale argomento.

Tra i momenti più divertenti in tanti anni di mia frequentazione dei seminari di arkeon, sono senz’altro da annoverare gli episodi in cui qualche persona, forse un po’ eccessiva, presentandosi per la prima volta ad un seminario chiedeva di poter conferire direttamente col “MAESTROOOO”.
Ricordo che in diverse occasioni veniva preparato immediatamente lo spazio per questo incontro che certo avrebbe… segnato la vita di questo potenziale “discepolo”. In qualche caso fu approntata una sorta di carrozzina per infanti, con copertina che a stento ricopriva un omaccione, tutto rannicchiato col ciuccio in bocca e un’aria beata.
Non vi dico l’espressione di coloro che forse contavano di incontrare finalmente in carne e ossa “un grande e profondo maestro spirituale”.
In altre occasioni agli aspiranti “discepoli”, veniva distribuita una foto del maestro a cui tanto anelavano: si trattava di una foto di Vito, credo fatta ad hoc, in cui era ritratto con una coppola in testa, gli occhi strabuzzati e un’aria, a dir poco, scanzonata.
Ma aldilà degli eccessi, va pur riconosciuto che molte persone, anche nel percorso di arkeon, hanno avuto enormi aspettative dal “maestro”.
Non a caso forse, molto dell’articolato percorso formativo per gli insegnanti di arkeon, era dedicato proprio a questo tema: le aspettative e le illusioni.

Anche a me, nella mia iniziale esperienza di insegnamento, sono accaduti simili episodi.
Ricordo un giorno di neve quando, inforcata la pala per liberare il passaggio per la mia auto, mi accorsi dell’espressione esterefatta di due miei giovani studenti che assistevano alla scena.
Come se un “maestro”, per definizione, non dovesse sporcarsi le mani.
O un’altra occasione in cui, una mia gentile allieva, arrivò tutta ossequiosa con un libro in regalo per me: “Ai piedi del maestro” di Krishnamurti.
Al che anch’io, desiderando ricambiare, le feci dono di un libro dal titolo assai più prosaico, ma forse contestuale alla sua situazione: “Come restare zitella”.
Per non parlare poi di situazioni ancora più consistenti.
Ebbi infatti al mio esordio nell’insegnamento di arkeon un affezionato allievo che insistentemente voleva farmi dono di sue proprietà. Prima una palestra e poi una sua incantevole casa di montagna.
Non è stato facile dissuaderlo dalle sue intenzioni senza ferirlo troppo.

Narro volutamente di questi simpatici episodi perché li ritengo significativi.
Da un lato l’esigenza di talune persone di idealizzare, quasi mitizzare, forse per proprie motivazioni personali, talune figure. Dall’altro la difficoltà, se non a volte un vero e proprio imbarazzo, da parte di chi riceve questa, come chiamarla, “proiezione” di non lasciarsi intrappolare in questo ruolo e di riportare una relazione nei binari di un comune e semplice percorso di crescita reciproca.

Nella prefazione di “Nuove religioni e sette”, il recente libro di Raffaella Di Marzio, Mario Aletti, presidente della Società Italiana di Psicologia della Religione, fa un interessante accostamento citando Winnicott che sosteneva: “Il bambino crea la madre che trova”; Aletti propone: “Il credente crea la religione che trova”.
http://www.dimarzio.it/srs/modules/news/article.php?storyid=207

A me verrebbe da affermare, in questo contesto, che “ognuno crea il maestro che trova”.

Come dice Risè, il discorso è certo più ampio: “…a me interessa riflettere sulle “ persone in stato di schiavitù psicologica”, e sul fatto che la gran parte di esse si trova in questo stato perché desidera ( per molteplici ragioni) essere posseduta da qualcuno/qualcosa. La cosa va ben oltre le “sette”, passa anche per le appartenenze politiche (quando diventano, appunto, apertamente “settarie”, ispirate a stili di radicale contrapposizione al nemico, su cui viene proiettato collettivamente “il male”), per arrivare a scuole di pensiero che si ritengono, appunto, depositarie di verità, anche etiche…”.

E non posso che concordare.

Anzi, per la mia esperienza, ho notato che proprio le persone che più hanno cercato per anni, invano, di trovare un qualche “padrone” in arkeon, poi si sono rivelate proprio quelle che, proprio in arkeon, ora vorrebbero vedere l’incarnazione del “male”.
Ciò mi fa domandare se non sia stato proprio il rifiuto, consapevole, di aderire ad una pericolosa richiesta di reciproca e assoluta appartenenza, che possa aver scatenato tanto livore e tanto risentimento.

Tutt’altro atteggiamento, mi pare, hanno avuto coloro che in arkeon hanno cercato un percorso di libertà.
Mi pare di cogliere che la costante di costoro sia stata l’attenzione posta più all’esempio ampio e variegato offerto dall’esperienza degli altri allievi, che un’attenzione spasmodica alla relazione col “maestro”.

Forse non è un caso che si arrivi a parlare di queste tematiche in concomitanza della Pasqua.
Non vedo esempio migliore di proposta di libertà che quella fatta dal Cristo:
“…4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, 5per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! 7Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio…”. - Lettera di San Paolo ai Galati -
Quale proposta più esplicita di affetto e di libertà da ogni schiavitù?
Eppure mai come oggi, tale proposta, sembra venire contrastata.

Personalmente ho avuto paura della libertà per molta parte della mia vita. Anch’io come molti altri avrei voluto “padroni” che in qualche modo mi “proteggessero” da tale libertà, che in me generava ansia.
Ultimamente ho compreso che la paura di questo dono riguardava la “responsabilità” di amministrarla e più ancora la paura del “nuovo” verso cui, inevitabilmente, la libertà porta.
Con prudenza, con gioia e con spirito di servizio, mi stò autorizzando ad accogliere tale dono.
E ringrazio il percorso di arkeon e i tanti compagni di viaggio, per avermi aiutato a incontrarlo e a custodirlo.

Ritengo che un approfondimento di questa tematica non sia inutile.
Intanto i miei auguri a tutti per una buona Pasqua.

Pietro Bono

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