LA VERITA’ SU ARKEON - Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”

Nelle Motivazioni della Sentenza, alle pagine 896 e 897 si legge:
“l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psico-setta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”

Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio: ORGANIZZAZIONI SETTARIE E ANTISETTARIE: STRUTTURE E DINAMICHE SIMILARI IN CONTESTI ANTAGONISTI - 12° Congresso Internazionale della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR): "L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" - Testo registrazione

Le Confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, Le Associazioni Anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: Un'esperienza personale

The Confessions of "the monster in the mirror". Arkeon, the Anti-cult Associations and the Order of Psychologists: a personal experience

Movimenti Antisette e Neutralità dello Stato - Un caso di studio: la FECRIS

Nella sua conclusione Willy Fautrè mette in evidenza come associazioni membri della FECRIS, nelle nazioni prese in considerazione dalla ricerca, mettano in atto azioni discutibili

Sette, antisette, "setta degli antisette", aiuto e altre riflessioni - Simonetta Po

Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio - di Camillo Maffia


venerdì 6 novembre 2009

Arkeon e i semplici di cuore 6-11-2009

Mi sono imposto di rileggere per diversi giorni le cose scritte dal Dott. Fornesi, cercando, sforzandomi di capire.
http://pietrobono.blogspot.com/2009/10/arkeon-e-il-dott-carlo-fornesi-14-10.html

L'unica cosa che mi lasciano, purtroppo, è solo un sentimento di profonda desolazione.

Così, curiosando in rete, ho trovato per caso qualche aforisma di Tiziano Terzani:
"La vera conoscenza non viene dai libri, neppure da quelli sacri, ma dall'esperienza. Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l'intuizione, non attraverso l'intelletto. L'intelletto è limitato".

"Finirai per trovarla la Via... se prima hai il coraggio di perderti".

http://www.aphorism.it/tiziano_terzani/aforismi/

Anche qualche giorno indietro avevo letto un articolo che mi aveva molto toccato.
"Erri De Luca: vi racconto il mio Ieshu"
http://www.avvenire.it/Cultura/Erri+De+Luca+vi+racconto+il+mio+Ieshu_200910190811123370000.htm

Ma ogni volta che rileggevo le parole di Carlo Fornesi, non riuscivo a non pensare alle parole di una persona semplice, un umile pizzaiolo.
Le riporto per intero perchè desidero che il lettore, confrontandole, possa farsi la propria idea su cosa sia la stoltezza e cosa sia la saggezza. Su cosa sia distruttivo e cosa sia costruttivo. Infine, su cosa sia l'arroganza e la presunzione di dare lezioni e cosa sia il pudore e l'umiltà di saper imparare.
Buona lettura.

Pietro Bono



Tratto da: "Fuoco Tribale"


http://sertan.splinder.com/post/20559069/La+via+del+Cuore

Domenica, 17 maggio 2009
La via del Cuore

Sono passati 4 anni dal mio primo seminario in Arkeon e ricordo ancora chiaramente quello che pensai la domenica sera, sul finire dell’incontro: “questo è il posto che cercavo” dissi a mia moglie.
A convincermi che fosse il posto giusto per me, in quel preciso periodo della mia vita, fu un rispettoso silenzio e capacità di ascolto mostrata da ognuno dei partecipanti nei confronti dell’altro. E un’intimità così profonda che prima di allora avevo ritrovato solamente nei miei pensieri più reconditi. Quelli che nemmeno tu stesso dici ad alta voce, per paura che possano essere ascoltati.
Ciò che mi colpì maggiormente, in quei giorni, fu proprio quel senso di solidarietà creato dall’incontro di più voci che raccontavano lo stesso sentimento: la nostalgia. Forse di un posto (interiore) che non si conosce, o di un qualcosa che ancora non è accaduto. Qualche volta la nostalgia di se stessi, per quella distanza invalicabile che separa il come ci si sente dentro e il come si appare fuori. Altre volte la nostalgia di qualcuno che possa ascoltarci sul serio: un amore, un amico, un fratello, un padre. Qualcuno che ci possa aiutare, con una spinta nell’anima, a compiere quel salto che separa l’esistere dall’essere. Attraversando la paura di non piacere agli altri, di essere deriso, di deluderli o di spaventarli. Mostrando quella parte di sé che troppo spesso viene data per scontata, perché così ovvia nella sua semplicità, e poco credibile per il mancato riscontro che ha nella vita di tutti i giorni: quella parte che è il cuore. Che sogna il bello per sé e per chi ama, che ama la semplicità di un gesto spontaneo e la bellezza delle piccole cose, che non si arrende all’evidenza delle apparenze e impara a progettare l’impossibile, che crede in un suo domani splendente e non si fida di chi si piange troppo addosso. Il cuore, così spesso abusato dalla bocca di tutti, ma mai sconfitto dalle esperienze di vita, perché continua a palpitare, a dispetto di ogni cosa, nonostante tutto.

Quel giorno, fra tutta quella gente seduta in cerchio attorno ad un fuoco, ho incontrato la voglia di rivendicare questa parte sacra che appartiene ad ognuno di noi. Quella che un disilluso chiama buonismo, quella che un miscredente chiama idiozie, quella che un bugiardo chiama ipocrisia , quella che un paranoico chiama plagio.

“E invece esiste” – pensai. Quando vidi un uomo grande sembrare piccolo, in ginocchio, dinanzi a suo padre; o quando ascoltai il pianto a dirotto di una piccola madre che tornava, riconoscente, fra le braccia di sua madre grande. E ad ogni nuovo nato, sollevato da un padre nuovo, con le braccia tremanti di orgoglio, sopra le nostre teste. Le cose importanti, quelle che più contano… a detta di tanti, ma in cui pochi credono fermamente.

In Arkeon ho conosciuto questa possibilità di vivere …pericolosamente! A cuore aperto. Affinché tutte le cose possono insegnarti un senso o negartelo. E affinché ognuno possa venire da te per incontrarti o per ferirti. Dove quella linea sottile che separa l’ingenuità dall’incoscienza, si chiama FEDE.

In questi due anni di assenza da Arkeon, ho avuto la possibilità di sperimentare quotidianamente cosa fosse realmente cambiato in me, e in relazione a questo cambiamento, quanto fosse cambiata l’idea che gli altri avessero di me. A cominciare dalla mia famiglia di origine, dai parenti, agli amici, i non amici, i conoscenti. E soprattutto mia moglie.
“Sei cresciuto” mi dicono spesso. E a lungo mi sono chiesto quanti sensi potesse avere una frase semplice come questa. Poi mi sono voltato indietro. Ho ripercorso la distanza e la disistima che c’era fra me e mio padre, o le liti ed i silenzi dispettosi che interponevo fra me e mia madre. Il gelo, mai spezzato da un abbraccio, con i miei fratelli, e la bruciante sofferenza che avvertivo nello stare fra i miei colleghi - mai amici ma sempre conoscenti.
Ma più di tutto, e tutti, s’infrangeva in me, ciclicamente, un sogno - forse perché creduto sempre tale e mai possibile – condiviso con mia moglie: quello di poter avere un figlio che pareva dovesse non arrivare mai.

Non lo dico per presunzione né per compiacermi, ma in questi ultimi 4 anni ne sono cambiate di cose, e credo di poter dire in meglio. Mio figlio le riassume tutte, in ogni suo gesto, in ogni piccola parola appena accennata, quando apro la porta di casa e lui mi corre in braccio gridando forte “Papà, papà, papapaaaaà!”.
Si, penso di essere cresciuto, e il senso di questo crescere l’ho trovato nell’esperienza paternità. E’ affiorato alla mia mente poche settimane fa, nel giardino della mia casa d’infanzia: mio nonno, mio padre, io e mio figlio a giocare insieme con un pallone, come se fossimo tutti bambini, o tutti quanti uguali. Lo stesso sangue, la stessa carne. La vita che va avanti e che trova un senso proprio nell’essere vita. Con quella sensazione – dalle antiche radici - che ci sia un Padre per ognuno di noi che abbia voglia di (ri)abbracciarlo. Da qualche parte, nel profondo…

Per questi e altri motivi, quando leggo storie di tutt’altro spessore e senso, relative all’esperienza Arkeon, ho l’impressione di aver frequentato qualcosa di nettamente diverso da come lo si descrive altrove. Poi l’impressione svanisce, e ciò che resta è la verità concreta che è presente nella mia vita (e come me e più di me, lo è in quella di tanti altri). Dimostrabile, più di tante infondatezze sparse ad hoc sul web, più di tante illazioni dal sapore diffamante comparse in TV e sui giornali. Non per dire a forza che c’è qualcuno che ha ragione e tutti gli altri mentono …prima di sapere, prima di conoscere.
Perché il rispetto dovrebbe essere dovuto a tutti – fino a prova contraria. E il rispetto – almeno io l’ho imparato così – lo si dimostra con l’ascolto. Con l’ascolto di tutte le parti in causa. Anche di quelle che non hanno le giuste conoscenze. Di quelle che secondo taluni non sono più capaci di intendere e di volere. Di quelle che restano in silenzio, aspettando il giorno in cui potranno parlare ed essere ascoltati.
Oggi il mio grazie va a tutte quelle persone che nei cerchi di Arkeon - Vito su tutti - mi hanno mostrato, con la loro esperienza, la via del cuore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

buonasera, sono la sorella maggiore di Carlo Fornesi. Scrivo solo per precisare una cosa: mio fratello non era una persona semplice, nè tantomeno un umile pizzaiolo.
Non è certo questa la sede per raccontare chi era mio fratello o prendere le sue difese. Leggere queste cose mi fa male...