LA VERITA’ SU ARKEON - Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”

Nelle Motivazioni della Sentenza, alle pagine 896 e 897 si legge:
“l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psico-setta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”

Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio: ORGANIZZAZIONI SETTARIE E ANTISETTARIE: STRUTTURE E DINAMICHE SIMILARI IN CONTESTI ANTAGONISTI - 12° Congresso Internazionale della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR): "L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" - Testo registrazione

Le Confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, Le Associazioni Anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: Un'esperienza personale

The Confessions of "the monster in the mirror". Arkeon, the Anti-cult Associations and the Order of Psychologists: a personal experience

Movimenti Antisette e Neutralità dello Stato - Un caso di studio: la FECRIS

Nella sua conclusione Willy Fautrè mette in evidenza come associazioni membri della FECRIS, nelle nazioni prese in considerazione dalla ricerca, mettano in atto azioni discutibili

Sette, antisette, "setta degli antisette", aiuto e altre riflessioni - Simonetta Po

Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio - di Camillo Maffia


domenica 9 maggio 2010

Ma le famiglie di arkeon, sono gente «felice» ? 9-5-2010

Ho letto in questi giorni una deliziosa “provocazione” di Ezio Bianchi, priore di Bose.
http://www.monasterodibose.it/index.php/

L’articolo in questione si intitola:
“Ma i cristiani sono gente «felice»?” 5-5-2010http://www.avvenire.it/Cultura/Ma+i+cristiani+sono+gente+felice_201005050829599570000.htm

Appena ho letto il titolo di questo articolo, mi è venuto spontaneo farmi anch’io una domanda:
“Ma le famiglie di arkeon, sono gente «felice»?”
Poi, leggendo lo stimolante contenuto dell’articolo, altre domande hanno affollato la mia mente, considerando che tali tematiche sono quanto mai attuali, soprattutto per le famiglie di arkeon.

Così oggi, pur nel mezzo di un mio travaglio personale, vorrei condividere alcune mie considerazioni, del tutto personali.

Intanto, ed è una cosa a cui tengo profondamente, non mi sento una vittima.
Ne, personalmente, ritengo vittime le famiglie di arkeon.

Testimoni.
Questa è la parola che, sempre a mio avviso, rappresenta al meglio il contenuto delle persone che di arkeon, hanno fatto esperienza.

Così almeno mi sento io: un testimone.

Testimone di una possibilità: quella di essere veri, sinceri, autentici, pur con tutte le proprie fragilità e umane contraddizioni.

Questo è stato arkeon per me.

Questo è stato, a mio giudizio, il vero motivo per cui l’esperienza di arkeon è stata aggredita in un modo così spietato, così violento, così determinato.

Ma c’è un altro motivo, secondo me, ancora più importante di quello di facciata che ha scatenato questa “caccia alle streghe”.

Arkeon, come molti sanno, ha gravitato per diversi anni, nella sfera dei movimenti “reiki”.
A tutti è ben chiaro che se là, arkeon, fosse rimasto, non sarebbe successo nulla. Tutto sarebbe proseguito normalmente.

Il fondatore di arkeon e molte altre persone con lui, in mezzo a mille perplessità, mille discussioni, mille tormenti, alla fine, prendendo atto dell’evidenza ormai incontrovertibile, hanno deciso invece di riconoscere che questo lavoro, con reiki, in realtà aveva poco da spartire, se non sul piano formale. E anche questo piano formale stava per essere definitivamente superato.

Perché secondo me, e su questo naturalmente ognuno avrà una sua opinione personale, arkeon poteva avere indubbiamente dei caratteri che potevano qualificarlo anche come un lavoro di “pre-evangelizzazione”.
Non sto’ affermando che arkeon fosse o no riconosciuto dalla “Chiesa”.
Francamente non ne ho idea.

Sto’ dicendo una cosa ben più forte.
E cioè, per quella che è stata la mia esperienza, che quando una persona, in un suo percorso di ricerca di “senso” arriva a incontrare intimamente e profondamente quelle che sono le sue naturali “radici” cioè il proprio padre, la propria madre, i propri fratelli e sorelle, la propria moglie o compagna, i propri figli, allora è inevitabile, ripeto inevitabile, che tutto questo non porti alla percezione della vita come un dono profondo e prezioso.
Da questo ad una relazione col “sacro”, il passo è davvero breve.
Come poi si incarni questa relazione col “sacro” non è affar mio.

Per me, come per molti che ho conosciuto, questo ha preso la forma di un ritorno ad una radice e ad una matrice “cattolica”.
Questo naturalmente non significa che io sia divenuto per forza un gran buon cristiano.
http://pietrobono.blogspot.com/2010/04/arkeon-caro-padre-angelo-ti-scrivo-22-4.html

Ma è vero che, per me, arkeon è stata la “porta” indispensabile per rientrare in seno alla comunità cattolica.
Poi, per carità, la Chiesa, sarà libera di avere eventualmente tutte le sue legittime convinzioni, perplessità o riserve a riguardo.

Ma questa è stata la mia esperienza.

Ora, è evidente che in un momento in cui molte spinte, molti interessi e molte entità stanno cercando di “drenare”, con molti argomenti più o meno pretestuosi, le forze, le persone e le famiglie dalla Chiesa, è evidente dicevo che il lavoro di arkeon fosse in chiara contro-tendenza.

Di più.
Due parole, sempre a mio avviso, incarnano bene il senso ultimo del lavoro di arkeon negli anni precedenti alla forzata chiusura: famiglia e responsabilità.
Ora è evidente che, soprattutto in questo senso, fosse un lavoro in contro-tendenza.
“«Ex - Punto e a capo», il salone per divorziare... con un sorriso - A Milano l'appuntamento con aziende, associazioni e professionisti che si occupano di coppie in crisi”http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_04/salone-divorzio-raffaella-oliva_ef9105fe-57ab-11df-8ce3-00144f02aabe.shtml

Ho scritto e ripetuto lungamente che certo il lavoro di arkeon non ha mai avuto la pretesa di essere perfetto.
Credo che sia facilmente dimostrabile però come sia sempre stato un percorso aperto, soprattutto alle osservazioni, critiche e proposte.

Ricordo bene, quando nel Giugno 2006 alcune famiglie di arkeon si presentarono, in accordo col segretario nazionale del GRIS, Giuseppe Ferrari, all’incontro di Gubbio del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa) dal titolo:
La metamorfosi del sacro nella società post-moderna - Strumenti e modalità di comunicazione
http://www2.glauco.it/gris/forum/allegati/2006-05/29-999999/Convegno%20Gubbio.pdf

Le famiglie di arkeon e il fondatore, cercando di offrire un piccolo contributo, proposero a lato dei lavori, un video da loro preparato per l’occasione:
“COSCIENZA DEL SACRO E COMUNICAZIONE – Gli archetipi e la loro influenza sull’inconscio collettivo” 6-2006“Comunicazione e pubblicità non promuovono solo prodotti o servizi ma, attraverso un processo di creazione simbolica, producono cultura generando immagini, significati e identità che il collettivo adotta come modelli”.
http://vimeo.com/41764491

In buona sostanza ciò che con quel video si cercava di offrire era forse un interrogativo concreto.
E cioè se ciò che si cerca di evitare che entri dalla porta (intendendo per porta ciò che viene comunemente identificato come “setta”), non sia già più che abbondantemente entrato dalla finestra?
Cioè attraverso una forma di pubblicità ben mirata, ben scientifica che non ha più come oggetto l’offerta di “cose”, bensì appunto di “modelli”, cultura, identità, stili di vita ben identificati e così via.
Modelli che hanno ormai pervaso in modo esaustivo l’immaginario collettivo.

E’ palese che un discorso del genere sia poco “politicamente corretto”.
E questo sui due versanti.

Da chi di “sette” intende occuparsi, diciamo così, “alla vecchia maniera”, perché magari vede forse messo in questione il proprio modo di procedere.

Ma più ancora dalle lobbies che, della pubblicità e di tutto ciò che è comunicazione e immagine, hanno in buona sostanza il monopolio.

In pratica ci si preoccupa, anche a ragione per carità, di gruppi settari e annessi, poi però si rimuove magari l’evidenza che, ad esempio, in città come Milano una enorme quantità di giovani facciano uso abituale e indiscriminato di cocaina. Cosa c’è di più “settario” della cocaina? Nella mia esperienza ben poco.

Ci si preoccupa tanto che “qualcuno” ci sottragga, ci rubi i nostri figli con “il lavaggio del cervello” e ci dimentichiamo che, come è emerso parlando con altri genitori, nella scuole di città come Roma, molti bambini e bambine delle elementari si scambino tra loro “per gioco” foto porno per adulti sui propri telefonini. O ancora, attraverso bigliettini tra bambinie e bambine di sei-sette anni, frasi che neanche nelle caserme ai tempi della naja.

Ci si preoccupa delle “sette” che “impongono il distacco dalla famiglia” e nelle comuni scuole medie le ragazzine, “sfidano” i compagni di classe a baciarsi in bocca tra “maschietti”, e chi non lo fa’ viene irrimediabilmente tagliato fuori dal gruppo. Diventa”out”.

Questo è il mondo in cui stanno crescendo i nostri figli.
Solo che si abbia il coraggio di guardarlo in faccia.
Poi, per carità, ognuno è libero di raccontarsi tutte le balle che vuole.
Ma questo è.

Allora in questo oceano di ipocrisia, forse fermarsi un momento a riflettere avrebbe forse un senso.
Forse incontrarsi, confrontarsi, sarebbe utile.
Forse restituire alle famiglie una centralità e alle comunità locali una voce, potrebbe avere un senso.

Questo è stata per me l’esperienza di arkeon.
Questo è stato forse l’esperienza di centinaia e centinaia di famiglie.
Per questo arkeon era pericoloso.

E non mi si venga a raccontare la balla che arkeon è stato chiuso per gli abusi sessuali.
Se ci sono stati, e questo lo stabilirà la Magistratura, sono stati certo circoscritti a due singoli episodi attribuiti ad un solo insegnante di Milano.

Se si è usato questo pretesto per accusare di associazione a delinquere e chiudere tutto il lavoro di arkeon, allora non si capisce perché, ad esempio, il PM Bretone di Bari, non abbia inquisito tutta la Magistratura Barese per associazione a delinquere per il fatto che almeno tre Giudici baresi, tra cui il giudice Salvatore che si è pronunciato a favore del CeSAP nel 2006, siano stati inquisiti per consistenti reati.
Savino: "Troppe connivenze, bisogna subito fare pulizia" 20-2-2008
http://bari.repubblica.it/dettaglio/Savino:-Troppe-connivenze-bisogna-subito-fare-pulizia/1425406
Tangenti, giudice di Bari a processo 23-1-2008http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Tangenti-giudice-di-Bari-a-processo/1976248
Bari – Condannato un giudice 19-10-2007
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_PROV_01.php?IDNotizia=185587&IDCategoria=1

Vorrei tornare alla domanda originale per poi concludere.
“Ma le famiglie di arkeon, sono gente «felice»?”

Non posso parlare per le altre famiglie. Non sarebbe giusto.
Quello che posso dire è che di certo la mia famiglia, con tutti nostri problemi, tutti i nostri conflitti, siamo certamente “gente felice”.
Questo nonostante anche le mie scelte senza dubbio molto esplicite.
Anche molto radicali.

Quello che ho ben chiaro è che per arkeon non darei neanche un euro. Non ne vedo il motivo.

Per la dignità, per la libertà della mia famiglia, per la possibilità di offrire una testimonianza franca e LIBERA, e non, come pare di capire purtroppo, condizionata da pressioni inaccettabili del PM Bretone di Bari, non esiterei a mettere sul piatto della bilancia, se costretto, la mia vita.
Questo è certo.
E fin che avrò forza e respiro non mi stancherò di dire la verità, anche questo è certo.

Il fatto è che le famiglie, solidamente composte di “gente felice”, non sono condizionabili.
Non avranno mai bisogno di andare alla fiera del “…salone per divorziare... con un sorriso”.
http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_04/salone-divorzio-raffaella-oliva_ef9105fe-57ab-11df-8ce3-00144f02aabe.shtml

Insomma non sono buoni “clienti” e soprattutto non sono un “buon esempio”.
Metti mai che diventino un modello.
Sai che casino…

Pietro Bono



(Mt. 5, 1-12)
[1] Vedendo le folle Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.

[2] Prendendo allora la parola li ammaestrava dicendo:

[3] «Beati i poveri in spirito
perché di essi è il Regno dei Cieli.

[4] Beati gli afflitti
perché saranno consolati.

[5] Beati i miti
perché erediteranno la terra.

[6] Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati.

[7] Beati i misericordiosi
perché troveranno misericordia.

[8] Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.

[9] Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.

[10] Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli.

[11] Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

[12] Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli; così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi».

1 commento:

Kairos ha detto...

Ciao Pietro,
vorrei portare a conoscenza dell'ennesima conferma del sistema subdolo con cui lavora il programma televisivo striscia la notizia.
Riporto una notizia apparsa sul Mattino di Padova qualche settimana fa, e la contro risposta, ma anche come cambia l’immagine di una cronaca, evento od altro a seconda di come lo si vuole far apparire:

da Lucignolo 2008
http://www.youtube.com/watch?v=gBcFZOhOhA8&feature=related

da striscia la notizia 2010
http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoflv.shtml?2010_05_stop25.flv


"Striscia irrompe al Tiger Experience «Pratiche illegali, con gravi pericoli»
il mattino di Padova — 26 maggio 2010 pagina 26 sezione: CRONACA

E’ polemica sul «Tiger Experience», la struttura di Campolongo che cura e raccoglie grandi felini da tutta Italia. L’accusa di «non rispettare le normative di sicurezza» è arrivata ieri sera direttamente dagli schermi di Canale 5, durante «Striscia la notizia». Fernando Stoppa, l’inviato animalista del tg satirico, ha visitato nei giorni scorsi la struttura, prima con una telecamera nascosta e poi svelandosi al titolare Gianni Mattiolo. Secondo il servizio televisivo all’interno della struttura non sono rispettate le norme di sicurezza, in particolare durante la visita «rangers per un giorno», quando i visitatori vengono fatti entrare dentro le gabbie di tigri e leoni. E soprattutto quando gli animali vengono fatti uscire e tenuti al guinzaglio in mezzo ai visitatori. «La legge non prevede che si possano portare animali come quelli al guinzaglio tra la gente, soprattutto se ci sono bambini» ha denunciato Cinzia Sulli, presidente dell’Unione italiana zoo e acquari. E anche il domatore Stefano Orfei Nones, artista circense dalla lunga esperienza, ha storto il naso: «Anche l’animale più buono può rivelarsi aggressivo - ha spiegato di fronte alle telecamere di «Striscia» - Perciò non è sicuro far entrare visitatori dentro le gabbie». Il titolare del «Tiger» nel corso dell’intervista ha tentato di difendersi, senza però riuscire mai a spiegare il suo punto di vista. (c.mal.)"




"«Attaccati da Striscia la Notizia con il divieto di replica»
il mattino di Padova — 27 maggio 2010 pagina 13 sezione: CRONACA

«Nessuno è infallibile ed anche il telegiornale satirico “Striscia la Notizia“ può prendere un abbaglio. Soprattutto se dà ascolto a segnalazioni confezionate su misura»: così Gianni Mattiolo, preso di mira da un servizio su Canale 5 per maltrattamento d’animali, difende il suo Tiger Experience a Campolongo Maggiore. Ma ancora di più difende le sue tecniche di addestramento, frutto di un’esperienza ventennale. Non da tutti condivise, non sempre facili da capire e sicuramente estreme. Ma il rischio è tutto dell’addestratore che vive a contatto diretto con i felini, giorno e notte, «mai degli animali o dei visitatori - ribatte Mattiolo - Sono costretto a parlare a servizio trasmesso, senza aver avuto la possibilità di difendermi. Avrei potuto raccontare la storia di ciascun animale con cui vivo. Di quelli che mi ha consegnato la Forestale, di quelli che due veterinari su tre avevano dato per spacciati mentre sono sopravvissuti. E che si vedono nel servizio». E ancora: «Avrei raccontato il grande lavoro umano, di mia moglie e dei volontari. Della collaborazione con studenti e ricercatori universitari. Infine dei costi: 1000 chili di carne a settimana significano 3-4 mila euro al mese, pagati grazie alle visite aperte al pubblico e a numerosi servizi fotografici di alta moda». Ma soprattutto «avrei parlato delle leggi che rispetto e che conosco». Tutto questo, invece, non è successo: «E’ troppo facile creare un caso senza offrire alcuna possibilità di replica». (e.sci.)"

Ciao

Kairos