LA VERITA’ SU ARKEON - Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”

Nelle Motivazioni della Sentenza, alle pagine 896 e 897 si legge:
“l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psico-setta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”

Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio: ORGANIZZAZIONI SETTARIE E ANTISETTARIE: STRUTTURE E DINAMICHE SIMILARI IN CONTESTI ANTAGONISTI - 12° Congresso Internazionale della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR): "L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" - Testo registrazione

Le Confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, Le Associazioni Anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: Un'esperienza personale

The Confessions of "the monster in the mirror". Arkeon, the Anti-cult Associations and the Order of Psychologists: a personal experience

Movimenti Antisette e Neutralità dello Stato - Un caso di studio: la FECRIS

Nella sua conclusione Willy Fautrè mette in evidenza come associazioni membri della FECRIS, nelle nazioni prese in considerazione dalla ricerca, mettano in atto azioni discutibili

Sette, antisette, "setta degli antisette", aiuto e altre riflessioni - Simonetta Po

Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio - di Camillo Maffia


martedì 23 marzo 2010

Il tentativo di demonizzazione di arkeon e “il fantasma della libertà” 23-3-2010



In questi giorni si parla molto sui giornali e in rete della “setta” arkeon.
Anche in televisione, l’appuntamento è ormai quotidiano.

Per cercare di comprendere un po’ meglio cosa stia accadendo in proposito, sono andato a rileggermi un articolo del 1997 di Massimo Introvigne: Il fantasma della libertà. Le controversie sulle "sette" e i nuovi movimenti religiosi in Europa”.
http://www.alleanzacattolica.org/indici/dichiarazioni/introvignem264.htm
http://pietrobono.blogspot.com/2010/03/processo-arkeon-tra-conflitto-di.html

Ritengo importante, per chi fosse interessato a queste tematiche, leggere l’articolo integralmente.
Per intanto mi permetto di sottolinearne alcuni passaggi specifici, relativi soprattutto al capitolo: “Il conflitto fra narrative e la libertà di fronte alle narrative”.

In questo articolo Introvigne, riferendosi ad agghiaccianti episodi di suicidi collettivi consumatisi in alcuni gruppi settari (1978 Guyana - Tempio del popolo, 1994 Québec e Svizzera - Ordine del tempio solare, 1995 Francia, 1997 Québec), sosteneva:

“…La tragedia del Tempio Solare ha avuto - sedici anni dopo - un ruolo paragonabile in Europa a quella di Jonestown negli Stati Uniti d’America. Le campagne dei movimenti anti-sette si sono intensificate e hanno coinvolto parlamenti e governi, producendo un discusso e discutibile rapporto parlamentare in Francia (2), la creazione nello stesso paese - insieme ad altre misure - di un "Osservatorio" permanente, commissioni parlamentari simili a quella francese in Germania e altrove, e la pubblicazione di opuscoli chiaramente ispirati all’atteggiamento e alla mentalità anti-sette da parte di agenzie governative in diversi paesi europei. L’elenco delle iniziative - anche a livello comunitario - potrebbe facilmente continuare…”

"… Il problema del conflitto fra narrative è molto complesso, e va al di là della banale osservazione secondo cui i giornalisti - nel riferire avvenimenti politici - sono condizionati dalle loro opinioni. Per comprenderne esattamente le dimensioni, dobbiamo percorrere un itinerario che prevede quattro passaggi. Anzitutto - è il passaggio più evidente - il linguaggio umano è plastico, malleabile e permette di affermare la stessa cosa con accentuazioni diverse…”

“… La stessa scelta delle parole - che diventano facilmente vettori di emozioni profonde - non è neutrale. Se si vuole passare da un linguaggio neutro o pacato a uno emotivo si parlerà, anziché di "membri" di "nuovi movimenti religiosi" o di "minoranze religiose", di "adepti" o "vittime" delle "sette"…”

“… La situazione è diversa se leggiamo su un giornale che a una manifestazione hanno partecipato trecentomila persone, e su un altro quotidiano che i partecipanti erano un milione…”

“… È necessario compiere un terzo passo del nostro itinerario. Fino a questo momento abbiamo esaminato narrative molto semplici, che rispondono alla domanda: "Quanto?": "Quante persone hanno partecipato alla manifestazione?", "Quanti sono i testimoni di Geova in Italia?", e così via. Il conflitto fra narrative si fa molto più complesso quando si aggiungono elementi di tipo qualitativo…”

“… In altre parole, le narrative di fenomeni complessi - quali sono, per esempio, i movimenti religiosi contemporanei - non sono "fotografie", ma costruzioni sociali articolate, culturalmente condizionate e politicamente negoziate...”

“…Anche per quanto riguarda il problema del conflitto fra narrative, il movimento anti-sette pensa che la soluzione risieda nella vecchia distinzione fra creed e deed. Si dovrebbe cioè distinguere fra credenza — la cui ricostruzione sarebbe sempre incerta e soggettiva — e comportamento, che potrebbe invece essere "fotografato" e descritto in modo certo. In realtà, come abbiamo già potuto verificare a proposito della problematica giuridica relativa alla libertà religiosa, questa distinzione è fattualmente impossibile. I tribunali, i governi, i lettori di giornali non si trovano di fronte a comportamenti "puri", anche nell’ipotesi che questi ultimi esistano. Incontrano narrative complesse che nascono dalla dialettica fra l’osservazione di un comportamento e le infinite variabili che condizionano il punto di vista dell’osservatore. D’altro canto, è impossibile comprendere un comportamento senza leggerlo in un contesto di tendenze, motivazioni, credenze e premesse che lo ispirano…”

“… Nel sistema giudiziario statunitense i "testimoni esperti" - expert witnesses - citati dalle parti permettono ai giudici - e alle giurie, dove sono presenti - di trovarsi di fronte a un gran numero di narrative diverse…”

“…In Europa la situazione è molto più confusa. La principale critica metodologica che si può rivolgere al rapporto parlamentare francese Les Sectes en France è precisamente quella di non aver mediato fra le narrative di eventi di cui i membri della commissione non potevano avere conoscenza diretta. Il rapporto ha invece privilegiato le narrative degli ex membri ostili e dei militanti anti-sette, su cui il documento è fondato in modo pressoché esclusivo. Secondo una critica frequente e mai smentita, della lista dei testimoni ascoltati dalla commissione - peraltro in segreto - non faceva parte neppure un solo specialista universitario di scienze religiose (23). Lo stesso rischia di avvenire in altri contesti europei, e si verifica anche nei tribunali…”

“... Gli specialisti universitari costituiscono, nel loro insieme - e senza trascurare il fatto che nel loro mondo coesistono opinioni diverse -, una delle diverse agenzie che producono narrative in tema di nuovi movimenti religiosi. Certamente anche le loro teorie sono culturalmente condizionate, se non altro dal desiderio di "proteggere il proprio campo professionale" contro le intrusioni di militanti dilettanti che propongono "un’ideologia che cerca di mascherarsi da scienza", il che normalmente disturba gli accademici (29)…”

“… è ancora più sbagliato affidare un ruolo privilegiato - o addirittura esclusivo - alle narrative degli ex membri ostili di un movimento religioso. Anzitutto, i nuovi movimenti religiosi hanno normalmente un enorme turnover. Assomigliano a grandi stazioni, dove vi è sempre qualcuno, perché - se molti viaggiatori arrivano - altri partono. Gli ex membri di nuovi movimenti religiosi sono, pertanto, milioni. Devono essere studiati nel loro insieme, senza concentrarsi sulla piccola minoranza di qualche centinaio di persone che brucia gli idoli che un tempo aveva adorato e s’impegna attivamente nei movimenti anti-sette…”

“…Gli ex membri ostili possono talora offrire narrative interessanti - e il loro tormentato itinerario umano merita comunque rispetto -, ma hanno evidentemente buone ragioni per spiegare con "storie di atrocità" scelte del loro passato che oggi giudicano aberranti (30). È del tutto mitologico ritenere che gli specialisti universitari di scienze religiose si disinteressino dei resoconti degli ex membri ostili. Tutti gli studi monografici di livello universitario su questo o quel movimento ne tengono conto. Ma li trattano con circospezione e non li considerano una fonte privilegiata né unica. In realtà, qualunque specialista ha intervistato, durante la sua carriera, decine o centinaia di ex-membri di nuovi movimenti religiosi, alcuni ancora disponibili a esprimere simpatia per il movimento che hanno lasciato, altri indifferenti oppure ostili…”

“… La conoscenza perfetta di un fenomeno complesso non è accessibile agli uomini. Tuttavia è possibile costruire "modelli", "figure" o "narrative" che hanno un rapporto più o meno accettabile di analogia con la realtà (33)…”

“... Il relativista, tuttavia, ha torto quando lascia intendere che tutte le narrative sono di uguale valore…”

“…Le narrative non nascono nel vuoto: sono costruzioni sociali continuamente negoziate dal punto di vista culturale e, lato sensu, politico. La libertà di fronte alle narrative - che insegna a non darne nessuna per scontata, per quanto sembri autorevole la carta su cui è stampata - costituisce una grande ricchezza soggettiva, e un autentico dono che si può acquistare tramite una buona formazione nelle scienze sociali. Perché questa libertà si rifletta e sia garantita anche sul piano oggettivo, è necessario che i poteri pubblici - le agenzie governative, la magistratura e i parlamenti - svolgano, su terreni delicatissimi come quello dei nuovi movimenti religiosi, una funzione di mediatori fra narrative diverse. Questa funzione è tradita - e la libertà, anche in questo caso, si riduce a una larva o a un fantasma - se una commissione parlamentare, un ministero o un tribunale decidono di fare propria, presentandola come "vera", una delle narrative che si confrontano e si contrappongono, ignorando le altre. È quanto avviene quando un’agenzia governativa, un gruppo di parlamentari o una corte di giustizia ricostruiscono la problematica dei nuovi movimenti religiosi in genere - o di un movimento in particolare - servendosi esclusivamente - qualche volta ostentatamente - della narrativa elaborata dagli ambienti anti-sette e dagli ex membri ostili. Ignorano così le altre narrative, che provengono dagli specialisti universitari, dagli ex membri non ostili e da chi rimane nei movimenti dichiarandosi soddisfatto (35). La situazione è complicata dal fatto che qualche volta certi uomini politici - e certi giornalisti - impegnano la loro credibilità nel sostegno alla narrativa che hanno scelto. La avvertono come loro e aggrediscono chi ha opinioni diverse - in particolare gli specialisti accademici - con espressioni che si vergognerebbero di usare in una normale conversazione fra amici, in nome della semplice buona educazione. Gridare, tuttavia, non risolve i problemi. Di fronte a un conflitto, la libertà è garantita soltanto se i poteri pubblici rinunciano a sposare una delle narrative contrapposte, imparano a riconoscerle tutte come culturalmente condizionate e svolgono la loro funzione propriamente politica, che è di mediazione. Nella controversia sulle "sette" la libertà diventa un fantasma se i poteri pubblici - di fronte al conflitto fra le narrative - non si pongono come arbitri, ma come parti…”

Tratto da:
Il fantasma della libertà. Le controversie sulle "sette" e i nuovi movimenti religiosi in Europa”. Di Massimo Introvigne - 1997
http://www.alleanzacattolica.org/indici/dichiarazioni/introvignem264.htm

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